Perché voglio viaggiare senza aerei

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Nel mondo, esistono degli ambienti asettici, dove tutte le signorine e tutti i signorini sembrano usciti dallo stesso stampino per biscotti e ti danno brutte notizie con il sorriso sulle labbra prima di tentare di farti pagare anche per l’aria che respiri. Devi arrivare con ore di anticipo e c’è sempre un biglietto di ritorno mancante, un chilo di troppo, un liquido in eccesso o un corpo contundente che hai dimenticato e sei costrettə a buttare, o una tassa per essere una tartaruga troppo carina che non era scritta da nessuna parte. Le sedie sono fredde e scomode, le prese di corrente mai abbastanza. C’è sempre troppa gente e nessuno capisce che deve aspettare che venga chiamato il proprio gruppo prima di accalcarsi in una fila così disordinata da sfidare ogni regola della geometria. 

Esatto, sono gli aeroporti e mi mettono ansia.

Poi giunge il momento di salire sul veicolo alato, copia postmoderna e mal riuscita della nobile classe dei volatili veri, e lì inizia tutta un’altra serie di problemi.
Primo, gli scalini sono di gran lunga troppo alti per una tartaruga.
Secondo, mi tocca sempre stare seduta sulle gambe dell’umana perché non è previsto il posto per animali.
Terzo, c’è sempre qualcuno che parla o che russa o che piange o che fa puzzette o che vuole venderti cose inutili a prezzi esorbitanti o che decide quando devi dormire o stare svegli
ə.
Quarto, se vuoi la vista dal finestrino devi fare acrobazie per andare in bagno, mentre se vuoi l’accesso facile al bagno ti perdi la vista e devi sopportare gente che per andare in bagno ti passa sopra con pose che in qualsiasi altro contesto risulterebbero disdicevoli. Per non parlare di quando sei nel posto al centro: la morte.
Quinto, non c’è mai un pasto che mi offra un bella insalatina di alghe o un frullatino di foglie.
Sesto, mi si tappano sempre le orecchie!

Il vero aspetto, però, che mi perplime moltissimo e mi fa sentire una traditrice della specie fino agli strati più profondi del mio carapace indistruttibile è che il volo artificiale, insieme a molte altre cose, sta uccidendo il pianeta.

Volare è un’attività dipendente dai combustibili fossili e le emissioni causate dai voli rimangono nell’atmosfera e continuano a riscaldarla per vari secoli. In più, visto che l’industria aerea riceve sussidi governativi relativi alle tasse sul combustibile, ha un vantaggio ingiusto sugli altri mezzi di trasporto e può abbassare i prezzi di voli. Così gli homines sapientes (o ingenue creature?) non vedono i costi ambientali reali del viaggio. Yay, che felicità.

Mentre molti settori stanno iniziando a ridurre le proprie emissioni, quelle provocate dall’industria aerea sono aumentate del 75% tra il 1990 e il 2012 e continueranno a farlo fino al 2050, arrivando a consumare un quarto dell’intero bilancio di carbonio disponibile all’umanità se vuole rimanere sotto il famoso 1,5°C di aumento della temperatura degli Accordi di Parigi.

Potresti obiettare: Matilda, amica mia, l’elettricità e l’agricoltura contribuiscono molto di più alle emissioni. Vero, ma quanta gente ne trae beneficio? Miliardi di persone. Al contrario, le emissioni delle linee aree derivano da chi? Ah sì, da viaggiatori ricchi provenienti da paesi ricchi! Si calcola che i passeggeri della business class producono sei volte più carbonio di quelli in economy e l’1% dei viaggiatori frequenti sono responsabili della metà delle emissioni di carbonio totali dell’industria. Disuguaglianza? Privilegio? Chi offre di più?

Per me, è qui che entra in gioco l’ipocrisia dell’ecologista pellegrinə, che ha le sue posatine di legno e non mangia carne e compagnia bella, e poi magari vola un weekend sì e uno no.

Non sto dicendo che bisogna smettere di volare. Non è realistico, spesso non si può farne a meno, e parte dell’industria del turismo dipende in gran parte dalla possibilità di volare all’altro capo del mondo in poco tempo. Ci sono però degli accorgimenti che si possono adottare per ridurre la propria impronta di carbonio.

  1. Volare economy invece che business
  2. Scegliere voli diretti senza scali
  3. Compensare le emissioni, ad esempio donando a organizzazioni senza scopo di lucro o piantando alberi, ecc.
  4. Scegliere con criterio la linea aerea. Alcune hanno misure migliori di altre. Oltre a offrire ai passeggeri la possibilità di compensare le proprie emissioni, loro compensano le loro?
  5. Votare per governi coscienti della crisi climatica e disposti a fare qualcosa
  6. Chiedere che l’industria aerea venga inclusa negli Accordi di Parigi
  7. Chiedere che venga rimossa l’esenzione da tasse sul carburante per l’industria aerea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So che non tuttə possono permettersi di viaggiare lentamente per svariati motivi. Ma io continuerò sempre a spezzare una lancia a favore del viaggio lento, è una parte intrinseca della mia natura nonché pilastro del mio messaggio. I paesaggi più spettacolari, le scoperte più belle e le avventure più assurde che mi siano mai capitate spesso le ho vissute attraverso il finestrino di un treno o di un minibus sgangherato o di una barca o sul tetto di una jeep o attraversando le frontiere tra un paese e l’altro a piedi o in autostop. Perdona il cliché, ma molte volte il viaggio è davvero molto più strabiliante della meta. E giuro solennemente di divulgare tutte le storie e le informazioni in mio possesso relative al viaggio senza aerei anche tra destinazioni molto lontane tra loro.

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Scrivimi se hai domande, se hai opinioni in merito, se vuoi sapere di più di questo e altri problemi climatici, se ti ho convinto a intraprendere un’azione per contribuire alla causa o se ti sembrano assurdità e non mi leggerai mai più.

Sempre buona avventura,

Matilda

 

Fonti:

https://davidsuzuki.org/what-you-can-do/air-travel-climate-change/
https://www.nationalgeographic.com/travel/article/greener-air-travel-will-depend-on-these-emerging-technologies 

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