Accusa unilaterale e politicamente scorretta all’umanità

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L’essere umano, a volte, mi indispone. Con quelle gambe secche come rami d’albero e quella voce che non sente mai la necessità di spegnersi, con quella presunzione prevaricatrice mascherata dietro a sorrisi di meraviglia e rispetto.

Dopo averci distrutto, credono di poterci salvare per mettere a tacere una coscienza che li rode dentro, ma in realtà lo fanno solo per soddisfare il tacito senso di autocompiacimento di cui hanno bisogno per dare un senso alla loro vita.
Ci guardano con i loro occhi grandi, ci puntano grandi flash in faccia, ci osservano come fenomeni da baraccone mentre mangiamo, dormiamo, depositiamo le uova. Ci mostrano come trofei in centri che hanno creato per salvarci da loro stessi.

Gli umani fanno tante cose in nome delle emozioni o degli interessi dettati dal loro cervello, che in teoria li rende superiori a tutti gli altri, secondo una regola di superiorità totalmente arbitraria inventata da loro. E se io oggi decidessi che le creature migliori del mondo sono quelle con il carapace più grande? O quelle più longeve? Vinceremmo a zampe basse.

Gli umani non sanno cosa significa guardare il mondo dal basso. In una prospettiva androcentrica di dominazione, non ho mai visto nessuno sdraiarsi al nostro fianco per osservare il mondo dal nostro punto di vista (tranne che per fare foto, per avere una buona foto su Instagram farebbero questo e altro).

Gli umani non sanno cos’è la vera lentezza. L’avere il tempo di osservare un fiore da mille prospettive perché per passargli accanto sono necessari almeno quattro passi. Non vedono la goccia di rugiada sulla foglia nascosta, né le diverse tonalità di verde. Non sentono il profumo della terra bagnata o il sapore amaro di terra arida e polvere. Non ascoltano il racconto dei sassi o delle rocce e non comprendono la loro saggezza secolare che nell’immobilità ha visto l’impermanenza scorrerle davanti come un film in bianco e nero.

Gli umani non sanno leggere le pagine scritte dal tempo sotto a ogni loro passo. Danno per scontate tante cose in questo mondo. Le nuvole, ad esempio. Con un semplice movimento della testa le vedono lì, mentre a noi alzare lo sguardo in quel modo costa fatica e non ne catturiamo che frammenti. Ne sentiamo la presenza rassicurante e a volte minacciosa sopra di noi, ma non abbiamo davvero l’occasione di ammirarle.

Con quel corpo smilzo, agli umani tutto è dovuto, non devono guadagnarsi nulla. Ma loro non lo sanno, e pretendono, pretendono senza chiedere né ringraziare, senza dare nulla in cambio.

Nascondono la propria estrema vulnerabilità dietro a oggetti che si sono creati per sopravvivere, la natura li ha creati così deboli… Trovo ridicola e paradossale la loro convinzione di essere perfetti, quando in realtà non hanno nemmeno un guscio! Non sono in grado di proteggersi facendo affidamento solo su se stessi. Credo che la natura lo abbia fatto apposta, per schernirli silenziosamente per la loro tracotante hybris.

Il silenzio è un altro aspetto interessante che sembra essere un difetto secondo i loro parametri di giudizio. In una gara in cui vince chi urla più forte, se sei silenziosə, sei debole, sei invisibile. Se il metro di giudizio è la capacità di parlare, è ovvio che sono “superiori”. Ancora una volta una regola arbitraria imposta da loro. A me sembra che il vero talento sia riuscire a chiudere quella bocca larga e ascoltare. Il mondo ha milioni di suoni ma loro non ne sentono che una frazione.

Io mi ascolto masticare, ad esempio, uno scricchiolio di foglie ed erba che rimbomba come un tuono a ogni morso. Oppure ascolto il brusio confuso delle formiche, quasi impossibile da percepire, tanta è la leggerezza del loro vociare. Ascolto il vento: le storie che porta il vento sono le più interessanti di tutte. Ascolto il mio passo pesante (muovere il mio corpo è una faticaccia) e il mio respiro, sempre un pochino affannato ma mai in debito di ossigeno. Ma a loro piace troppo la propria voce per saper ascoltare davvero.

Degli umani mi indispone l’ipocrisia per il fatto che, impegnati a governarla e a plasmarla a immagine e somiglianza del loro unico dio, il Profitto, non abbiano mai davvero imparato ad amare questa Terra.

accusa all'umanità matilda

[So di aver scritto che l’accusa è unilaterale, ma sono disposta al dialogo. Scrivimi e fammi cambiare idea!]

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