La mia vita in un villaggio colombiano

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La vita nel villaggio è una piccola oasi di contraddizioni, come me. Non dovrei chiamarlo villaggio, in fondo fa 2000 abitanti nell’area urbana… Dai monti intorno appare come un concentrato di casette color mattone tra cui spicca il campanile bianco della chiesa in mezzo al verde. Vari sentieri – di certo non possono definirsi strade – lo collegano ai paesini vicini, dove passano moto, jeep e incredibilmente anche piccoli bus alla velocità massima di 20 km/h, altrimenti il rischio è di rimanere impantanati nel fango o saltare su una roccia appuntita o scivolare nel baratro. C’è anche una strada asfaltata che porta alla cittadina più vicina, capoluogo della provincia, dove si va per fare le commissioni, la “spesa seria”, per mangiare qualcosa di diverso, per andarsi a comprare un libro o una ginocchiera per le giunture.

minibus per andare in suddetta città partono ogni 45 minuti dal parco principale e le fermate non esistono. L’autista fa il giro strombazzando come se avesse vinto i Mondiali e la gente esce di casa e sale al volo. E quando devi scendere, dal tuo posto a sedere gli gridi se “per favore ti regala una paradita (“fermatina”, in Colombia si parla a diminutivi) e lui ti fa scendere.

La casa all’angolo

Viviamo nella casa all’angolo e c’è un clima diverso tra i due lati.

Dalla parte che dà sulla corte interna si vedono le colline verdi con la nebbia bianca che si alza alle 6 della mattina come una cortina di fumo. 

Il balcone sull’altro lato si affaccia su un campo dove pascolano due cavalli, un asino e un paio di mucche, il tutto sotto l’occhio attento degli avvoltoi che aspettano il camion della spazzatura per avventarcisi sopra con famelica disperazione. Una volta, una mandria di mucche si è infilata testardamente nel giardino dell’ospedale e non voleva saperne di uscire. Dalla finestra di casa si vede anche questo.

casa all'angolo

Panchina e reputazione

Fuori dal balcone c’è una panchina usata dalla gente per i pettegolezzi. La mattina, verso le 9.30, ci si siede un signore anziano che vive in una delle case sotto di noi e fa colazione lì, con carne, yuca, riso… All’ora di pranzo poi arrivano ǝ ragazzǝ che escono da scuola, ǝ più grandi, con i loro schiamazzi, le loro storie, i loro problemi e la loro musica discutibile. Nel pomeriggio arriva gente varia e la panchina accoglie tuttǝ senza distinzione, perché lo sparlare non conosce confini e differenze.

La vita di paese, pur nella sua semplicità, non è sempre facile: la gente ha occhi e orecchie dappertutto e se hai una reputazione da mantenere devi stare attentǝ. A meno che tu non sia il parroco: se sei il parroco puoi fare tutto ciò che ti pare. Io non ho una reputazione da mantenere e faccio un po’ quello che mi pare: tanto, quando sei l’unica tartaruga straniera con l’unica umana straniera puoi cercare di nasconderti quanto vuoi, ti senti sempre e comunque osservata.

L’umanità

Le persone sono gentili con me (gli altri animali non tanto), ma andare in giro mi costa comunque fatica. Cammino a testa bassa per non dover salutare la gente che passa: che tu la conosca o meno, ti tocca salutare lo stesso. Probabilmente passo per una creatura scortese o che sta sulle sue: ma come spiegare che il mio è solo disagio? Mi sento come un chiodo che sporge da una tavola di legno, ma cerco di nascondermi dietro un sorriso amichevole, sperando sia abbastanza.

Ci sono creature umane con cui vado genuinamente d’accordo: la señora Claudia che mi prepara il pranzo vegetariano tutti i giorni, doña Paulina la bibliotecaria che mi ha anche inserito nel suo gruppo esclusivo degli amici della biblioteca, Carolina la ragazza del bar all’angolo, e vari professori e professoresse.

Poi ci sono personaggi pittoreschi: don Rosendo, che a oltre 60 anni lavora nella raccolta del caffè per non so quante ore al giorno, su in montagna. Lui le conosce meglio di chiunque le montagne e millanta di poter raggiungere a piedi qualsiasi posto alla velocità di un elicottero. Oppure c’è doña Wilma, che la domenica prepara il masato e lo vende per il resto della settimana al bicchiere o alla bottiglia. Se ne vuoi un bicchiere ti fa entrare nel patio di casa sua, tra i panni stesi e le galline, e ti fa compagnia ciacolando allegramente. Io faccio finta di capire tutto, ma spesso mi perdo tra una parola dialettale e una biascicata, e rimango in silenzio ad ascoltare sperando che non mi facciano domande.

Il paese è un intreccio di storie e ognuno mette al servizio degli altri ciò che sa fare. La signora che vive due case più in giù fa prodotti d’artigianato in ceramica e cucina arepas con formaggio che vende per strada con il suo carrellino. La signora che fa i massaggi prepara bizcochuelo nei weekend e lo vende per il quartiere o su ordinazione. Don Carlos ha avuto un trapianto di cuore e quasi non ci vede da un occhio, quindi non può fare lavori pesanti. Ma la sua mamma gli ha insegnato a tessere da piccolo e ora lui confeziona borse di spago colorato di quelle ultrarobuste per caricare la verdura e le vende a casa sua. Le sue mani si muovono in automatico sul telaio mentre ascolta il rosario… quando lavori con il cuore non ti servono gli occhi.

don carlos con le sue borse di spago

Spazi e apparenze

Le bambine giocano a nascondino usando Trottola, la nostra macchina, e ogni volta che le vedo arrampicarsi attaccandosi al tergicristallo posteriore vengo pervasa dalla certezza che prima o poi lo romperanno. Bambinǝ e ragazzǝ possono girare liberamente per le strade e forse questo manca nelle città: la libertà di appropriarsi degli spazi. Neanche per loro però è facile la vita qui.

La Chiesa scandisce il tempo di tutto, dalle campane alle 4 di mattina alla radio con la messa, alla via crucis in tempo di quaresima, annunciata con un megafono montato su una jeep come se fosse l’arrotino. Il parroco abusa di minori e il denaro chiude occhi e bocche, come se potesse cancellare il trauma, la vergogna, l’inadeguatezza, la paura. Una madre picchia la figlia perché ha una fidanzata, che minaccia di uccidere, poi la porta dal parroco (ovviamente) perché le tolga la malattia. Una bambina viene ritirata da scuola perché è stata violentata in bagno da un compagno più grande. Le storie filtrano attraverso gli spifferi delle pareti, tra le righe dei compiti di scuola, eppure l’importante è mantenere sempre le apparenze e una buona reputazione. Ma a che prezzo?

bimbe giocano a nascondino con trottola

La pioggia

Durante la stagione delle piogge piove ogni sera e lo scorrere torrenziale dell’acqua ha un effetto calmante sulla psiche dell’umana e la invita a fare respiri profondi. La parte della casa che dà sulla corte interna dei vicini è uno spazio aperto, non c’è una finestra, quindi se piove storto si bagna tutto il pavimento. Ma quando c’è vento le campanelle tubolari tintinnano con un suono acuto e allegro: è la casa che parla e racconta le storie dell’aria e i peccati delle persone.

Ogni mattina mi alzo e devo rimuovere almeno 4-5 cadaveri di formiche suicide da dentro il bollitore. A volte affronto l’attività con filosofia e una leggera ilarità, a volte con grande e forse ingiustificato nervoso. La mattina presto le nuvole giocano a nascondino con le montagne, che un momento sembrano avere il cappello, il momento dopo i baffi e un momento dopo risplendono del proprio verde come sfoggiando l’abito nuovo.

matilda guarda la cascata el salto di simacota
federica nel fiume

Stamattina mi sono messa sul terrazzo a scaldarmi al sole, ero stanca. I vicini di sotto hanno di nuovo acceso la musica con le casse, come se fosse la discoteca della colazione. Le grate del balcone vibrano, insieme alle mie zampe. La vita qui non tiene conto degli altri, è tutto un gridare, uno schiamazzare, un vivere solo secondo i propri parametri. Si giudica senza sapere e si sminuisce ciò che esula dall’immagine universalmente accettata. La tristezza fuori dalle mura di casa non ha spazio, gli sbalzi di umore neanche.

Ma mi sveglio con gli alberi davanti a casa, uccellini dai nomi sconosciuti che cantano, con una passeggiata di 10 minuti arrivo a fare un tuffo nel fiume, e penso che in città starei sicuramente peggio. Nonostante debba sopportare l’umana che si lamenta dell’acqua fredda.

colombia

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