GIORNO 1: PASSEGGIARE PER DERRY
Mentre io sono più zen e fan della natura, l’umana è affascinata da vicende storiche e linguistiche, soprattutto quando ci sono di mezzo minoranze etniche, problemi di definizione di identità e battaglie sociali per rivendicarla. Secondo me, l’unica in piena crisi di identità qui è lei, ma non sarebbe carino dirglielo.
Il nostro cammino d’Irlanda del Nord non poteva quindi che iniziare in una ridente cittadina di cui è oggetto di disputa persino il nome: Londonderry per i puntigliosi, Derry per gli amici.
Breve contesto storico per i curiosi
Quando l’Irlanda è stata divisa tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda nei primi anni ’20, è sembrata cosa logica utilizzare il fiume Foyle come confine naturale, se non fosse che i simpatici protestanti del nord hanno deciso di tenersi, per ragioni più che altro economiche, la cattolica Derry. Scelta poco felice che ha scontentato un cospicuo numero di persone e dato adito a un cospicuo numero di disordini, a partire dal nome stesso della città.
Il nome Derry, risalente all’anno 546, deriva dal gaelico doire, che significa “querceto“. Questo perché San Columba, all’epoca un modesto abate, arrivò in cima a una collina lussureggiante di querce e vi fondò la sua abbazia, che poi divenne il nucleo della città.
Un migliaio di anni più tardi, nel 1613, gli inglesi decisero che era tempo di seminare sul cattolico territorio irlandese dei fedeli coloni protestanti (e benestanti) e il nome della città venne democraticamente cambiato in Londonderry. Immaginate il gaudio degli irlandesi.
Non contenti, però, gli inglesi pensarono bene di costruire delle mura difensive per tenere fuori dal nucleo cittadino gli autoctoni. Nel dubbio, vi installarono anche due dozzine di cannoni, che non si sa mai.
Oggi quindi la città è Londonderry per gli inglesi protestanti e Derry per i cattolici irlandesi. Nonostante il primo sia il nome ufficiale, il secondo è quello in realtà più usato. E comunque, diciamocelo, non è difficile intuire che si tratta dello stesso luogo: se alla stazione chiedete un biglietto per Derry, solo un bigliettaio ultraconservatore con la puzza sotto il naso vi farà notare che forse la destinazione prescelta da voi babbani incolti è in realtà Londonderry.
TRA LE MURA DI LONDONDERRY
In quell’assolato pomeriggio di giugno, le mura fortificate della cittadella erano avvolte nel silenzio. Abbiamo imboccato una salita secondaria fiancheggiata da pub assopiti fino a raggiungere una delle porte della città vecchia, accessibile tramite scalette.
L’intera cerchia di mura, conservate in modo egregio con precisione oserei dire britannica, forma una “collana” di circa 1,5 km che impreziosisce l’Old Town, punteggiata da 24 cannoni affacciati in modo vigile sul resto della città. La passeggiata dell’intero anello non richiede più di un’ora, ma noi abbiamo sfruttato la mia proverbiale lentezza per fermarci a battezzare ogni cannone con una foto, ammirare il paesaggio da ogni bastione e persino per una breve gita tra sbarre di altri tempi.
Se dalla parte delle mura affacciata verso il fiume è possibile godersi una bella visuale del municipio cittadino, dalla parte opposta si apre il tristemente famoso quartiere cattolico di Bogside, teatro di proteste ed episodi violenti tra cui il Bloody Sunday.
YOU ARE ENTERING FREE DERRY
Una lunga scalinata in pietra in mezzo all’erba ci ha condotte a Bogside, un piccolo quartiere dormiente la cui atmosfera sembra in netto contrasto con il suo passato di culla delle proteste. I dodici murales a sfondo politico che decorano le pareti degli edifici lungo la strada principale, dove si è tenuta la marcia di quella tragica domenica del 1972, ci hanno proiettato con le loro tonalità fredde o addirittura prive di colore in un passato drammatico di scontri e intolleranza, carico di emozione.
Gli scontri religiosi, per quanto avvallati da cause politiche ed economiche più profonde, sono una caratteristica di voi umani che mi lascia sempre piuttosto basita. Per quanto cerchi di mettermi nei vostri panni, mi risulta davvero difficile capire la convinzione di molti di voi di essere i depositari di ogni verità, soprattutto su questioni arbitrarie come la fede. Se io credo nella Tartaruga Suprema e il mio amico crede nel Leone Marino Onnipotente e la mia amica crede nel Grande Cocomero, non possiamo continuare a fare le bolle sott’acqua ciascuno con le proprie convinzioni? A me il Leone Marino Onnipotente non ha fatto niente di male, perché dovrei accanirmi contro chi ci crede? Comunque, sto divagando, ci sarà tempo per sviscerare la questione in numerose altre occasioni. Una cosa almeno ve la devo riconoscere: le vostre modalità di espressione artistica sono mirabili.
PEACE BRIDGE E ALTRE COSETTE CARINE
Per soddisfare la mia voglia di natura, abbiamo concluso la giornata con una passeggiata rigenerante lungo il fiume Foyle e sul Ponte della Pace, simbolo della riconciliazione avvenuta tra i due lati della città. Ci hanno fatto compagnia persone che facevano jogging, mamme con bambini, vecchiette ricurve con le borse della spesa, qualche turista, giovani alla ricerca di foto instagrammabili, una brezza frizzantina quasi piacevole, spicchi di luce che si riflettevano sull’acqua come piccole mezzelune, nuvole bianche passeggere, guglie che giocavano a nascondino tra le fronde in lontananza e un generale brulichio di vita cittadina che avremmo abbandonato appena l’indomani per l’inizio della nostra avventura di camminanti.
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