Castlerock
Una chiesa di mattoni marroni e beige, con polverose vetrate oblunghe, un incastro di tetti spioventi e un cappello da strega calcato sul capo del campanile slanciato. Una manciata disordinata di case bianche e dai colori spenti. L’odore di pane appena sfornato lunga la via. Il profumo di rena bagnata e il ticchettio delle gocce di pioggia. Il fischio irruento del treno sul singolo binario quasi nascosto tra le fronde di cespugli e giunchi. Un tavolo vuoto in riva al mare, in attesa del sorriso del sole. Castlerock è un grazioso villaggio dall’aspetto vagamente fiabesco sulla costa atlantica, dove siamo arrivate da Derry in un’uggiosa giornata di pioggerellina battente su un treno asettico, silenzioso e puntuale.
Da qui inizieremo il cammino (di parte) dell’Ulster Way.
Una salita ci conduce all’entrata di un labirinto di ghiaia e pareti frondose, da cui cerca di fare capolino qualche fiore disordinato. Lo scricchiolio profondamente rilassante dei nostri passi sui sassolini del sentiero sveglia dal suo torpore una guardia assonnata. Un saluto, due parole amichevoli in marcato accento irlandese, 5.50 pounds di biglietto e Welcome to Mussenden Temple & Downhill Demesne, Dragonstone per gli amici di Game of Thrones.
Mussenden
La tenuta in sé, diciamocelo onestamente, è poco più di un grande, grandissimo spiazzo erboso con un piccolo tempio circolare a cupola all’estremità. Ciò che lo rende incredibilmente pittoresco è il paesaggio che si apre oltre la scogliera. Mi è bastato sporgere appena il muso oltre il muretto di pietra per essere avvolta dall’abbraccio feroce del vento (mi è quasi caduto di sotto il cappello!) e dall’assordante ciacolare delle onde lunghissime che si stiracchiano sulla spiaggia.
I gabbiani sono particolarmente loquaci e cercano con testarda insistenza di instaurare una conversazione, ma io non parlo gabbianese. Ho conosciuto una gabbianella poliglotta una volta, ma è partita per altri mari qualche tempo fa, dopo che un gatto le ha insegnato a volare. E a proposito di animali, speravo di incontrare almeno un drago su questi lidi, mi era stato riferito ce n’erano un paio a cui piace cacciare pecore (o uomini) qui intorno, ma nulla, neanche l’ombra all’orizzonte. Forse non sono amanti della pioggia.
La storia del tempio di Mussenden
Costruito all’incirca nel 1783 sul modello di quello italiano di Vesta, il tempio di Mussenden fu voluto dal conte vescovo Frederick Hervey, proprietario della tenuta, come biblioteca. Poi passò alla nipote come regalo di nozze e infine divenne un memoriale in onore di lei, morta prematuramente di malattia. Con una vista del genere, io l’avrei tenuto come biblioteca invece che regalarlo, ma sono solo una tartaruga senza cuore…
Il sentiero illegale
Un sentiero di dubbia legalità ci ha poi condotte attraverso un laghetto acquitrinoso sull’altra parte della collina dove, data la presenza di una luce più consona, mi sono dovuta sottoporre a un servizio fotografico per soddisfare le alquanto incomprensibili velleità vanagloriose dell’umana. L’esplorazione del sito può richiedere un’ora o due, a seconda che tu voglia solo dare un’occhiata o preferisca esplorare ogni angolo e giocare a fare la vestale celtica all’interno del sobrio tempio.
L’uscita
Invece che tornare sui nostri passi verso il centro di Castlerock, siamo uscite su Mussenden Road, dalla parte opposta del parco, per essere già sulla strada dell’autobus celestino che in una ventina di minuti di tragitto ci avrebbe condotte a Portstewart.
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