La mia prima avventura in assoluto insieme all’umana ci ha viste vagabondare per l’Irlanda del Nord: due cuori, uno zaino, quattro zampe e due piedi. È lì che abbiamo imparato a conoscerci (e abbiamo capito qual è il mio profilo migliore per le foto).
L’Irlanda del Nord è un pezzo musicale suonato in sordina: di una potenza e una bellezza dirompenti che però non fanno rumore. È una terra di evocazioni e leggende, sussurrate da cantastorie moderni in un salotto d’epoca all’interno di un vecchio fienile ristrutturato. È un luogo da affrontare con gli occhi aperti, le orecchie spalancate e il cuore pronto a venir spettinato dalle emozioni.
Io e l’umana non siamo molto atletiche, e per una ragione molto semplice: non amiamo fare troppa fatica. Quelli che fanno giri del mondo in bicicletta o corrono maratone suscitano la nostra ammirazione, ma nessun desiderio di emulazione. Sudare implica doversi lavare dopo, e sapete quanto è difficile per una tartaruga arrivare a pulirsi le orecchie? Esatto.
Però ci piace camminare (meglio se in pianura e in condizioni climatiche ottimali), per questo, quando abbiamo scoperto l’esistenza di un cammino chiamato Ulster Way, abbiamo deciso all’istante di partire all’avventura.
Ulster che?
Ora, la versione integrale dell’Ulster Way è un percorso circolare di 1000 km e richiede equipaggiamento, competenze e tempo di cui all’epoca non disponevamo.
Abbiamo quindi fatto la seconda cosa più logica: scelto la parte che ci ispirava di più (guarda caso quella costiera) e collegato i sentieri come in ogni Unisci i puntini che si rispetti. Il risultato?
Il nostro personalissimo cammino dell’Irlanda del Nord tra Derry e Belfast. Il piano era percorrere la poco ambiziosa distanza di circa 20 km al giorno, fermandoci a dormire in stamberghe lungo la via (per lei, io dormo benissimo anche sotto una foglia o in riva al mare).
Uniche viandanti lungo ogni singolo sentiero, con nostro magno gaudio, abbiamo ben presto scoperto di avere in comune una passione per il silenzio. Ma, come al solito, il piano migliore è sempre non avere un piano, perché ogni piano che si rispetti finisce per essere sconvolto da circostanze o incontri imprevedibili.
Itinerario giornaliero (effettivo) e sconquassate avventure
Giorno 1: (London)derry: A passeggio come funambole tra identità
Giorno 2a: Castlerock e Mussenden: alla ricerca di draghi
Giorno 2b: Portstewart – Giant’s Causeway: di rovine, ferrovie in disuso e karaoke a squarciagola sotto la pioggia
Giorno 3: Giant’s Causeway Trail – Whitepark Bay: falesie, mucche, tramonti e salsedine
Giorno 4a: Whitepark Bay – Carrick a’ Rede: alghe, ombre di pescatori, girasoli e pulcinelle di mare
Giorno 4b: Carrick a’ Rede – Ballycastle: autobus presi, autobus persi, leggende da tavolino
Giorno 4c: Ballycastle – Ballyeamon: autostop da brivido e incontri casuali
Giorno 5: Glenariff Forest: perse nella foresta
Giorno 6: Waterfoot, Cushendall, Cushenden: paesini-hopping evitando cani e mucche
Giorno 7: Musica, biscotti e menestrelli: i cantastorie di Glenariff
Giorni 8-10: Belfast: ritorno alla normalità (?)
Ti stai mangiando i gomiti dalla curiosità, lo so, ma con la lieve punta di sadismo che mi contraddistingue questa serie uscirà a puntate. Forse una a settimana, o forse no (MUHAHAHAHAH).
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A presto,
Matilda
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