Trekking del Quilotoa: guida completa

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Il trekking del Quilotoa lo possono fare tutt౩. O almeno, tutt౩ coloro a cui non grava troppo camminare all’occorrenza in salita e a una discreta altitudine. Lo possono fare tutt౩ coloro che hanno un po’ di pazienza e non hanno paura di prendersi il proprio tempo per fare pause, ascoltarsi e fermarsi ad ammirare la natura. Camminate così non sono gare, sono occasioni di contemplazione e di gratitudine nei confronti dei nostri corpi – umani, tartarugheschi e di qualsiasi forma – che ci permettono di fare cose meravigliose e metterci alla prova nel più gratificante dei modi.

Esistono diverse versioni del trekking del Quilotoa e anche diversi sensi di marcia. Noi abbiamo fatto il percorso classico di 3 giorni, da Sigchos a Quilotoa, con tappe a Isinliví e Chugchilan. Ma ora ti raccontiamo tutto con calma, in una pratica guida-diario.

Preparazione del trek e da dove partire

Il trekking è commercializzato come un anello, ma in realtà non lo è (per lo meno, non camminando). La maggior parte della gente usa come base Latacunga, una cittadina su cui non ho nulla da dire perché l’abbiamo allegramente bypassata. Secondo me, le opzioni sono due (sia per chi viaggia in bus, sia per chi viaggi con mezzi propri):

Opzione 1: più gettonata e più efficiente in termini di tempo.

Usare Latacunga come base, lasciando i bagagli pesanti in qualche hotel od ostello, e prendere il bus da Latacunga a Sigchos la mattina del primo giorno di camminata. Il viaggio in bus dura un paio d’ore e il primo parte alle 6 di mattina. Alla fine del trekking, ci sono bus frequenti che da Quilotoa tornano a Latacunga.

Opzione 2: meno gettonata, ma più tranquilla ed economica per chi ha un veicolo proprio.

Arrivare a Sigchos direttamente la sera prima della camminata e lasciare i bagagli pesanti (o la macchina). Invece che pagare un parcheggio, infatti, puoi tranquillamente lasciare il tuo bolide in campeggio gratuitamente per i tre giorni e tornare a recuperarlo a fine camminata. Se viaggi in bus, puoi pagare un servizio di trasporto bagagli a Quilotoa, dove le tue cose ti aspetteranno alla fine. Oppure da Quilotoa, l’ultimo giorno, puoi prendere un bus diretto che ti riporta a Sigchos e da lì ripartire verso nuove mete.

Lo zaino

Bisognerà camminare in salita, quindi la regola è portare via solo lo stretto indispensabile o, in linea di massima, te ne pentirai. Nei villaggi e lungo il sentiero incontrerai altri camminanti zozzi e puzzolenti, quindi nessuno ti criticherà se usi lo stesso paio di pantaloni per tutti e tre i giorni. Basta un cambio per il dopo-doccia, i vestiti da camminata con cui partirai, un qualcosa per proteggerti dalla possibile pioggia (anche una mantella di plastica o un sacco della spazzatura fanno il loro sporco lavoro), e sei a posto. Magari un cambio extra di calzini e di mutande, spazzolino e dentifricio, crema solare, e qualcosa per fare tante foto!

Non è una camminata tecnica né difficile a livello di terreno, a parte qualche tratto scivoloso per via della ghiaia o del possibile fango se piove, quindi non serve rifarsi il guardaroba con vestiti di ultima generazione dalle proprietà straordinarie: basta che siano comodi. E un costume da bagno per jacuzzi/sauna/bagno selvaggio nel fiume.

trekking del quilotoa informazioni

La nostra preparazione

Una delle cose che stressano di più l’umana è il parcheggio. Non è un’abile né disinvolta parcheggiatrice, il che significa che evitare la città è la nostra parola d’ordine. Invece che impelagarci per le strade di Latacunga, abbiamo quindi optato per arrivare in Trottola (la nostra casa/macchina) fino a Sigchos: la strada è panoramica, sinuosa, pressoché deserta, ben asfaltata al 97%, e dunque molto piacevole da percorrere. Abbiamo scelto di campeggiare allo Starlight Inn, che si trova letteralmente di fronte all’imboccatura del sentiero, ha un ampio spazio per parcheggiare e per piantare le tende, una bella vista sulla valle circostante, e anche un lama legato in giardino. Il posto ha anche delle camere, ma per usare il campeggio costa 5 $ per persona (tartarughe gratis) oppure 10$ con cena e colazione incluse. La stanza comune è piccola ma sufficientemente accogliente, e tè e caffè sono sempre a disposizione.

Cosa abbiamo portato nello zaino

Federica, umana:

mutande, calzini, top
1 cambio di maglia per camminare (leggera a maniche lunghe)
1 completo post-doccia: 1 gonna e 1 maglia
1 paio di ciabatte (spoiler: perse lungo il sentiero il primo giorno)
spazzolino e dentifricio
1 asciugamano piccolo (quelli grandi te li danno in ostello)
1 cento grammi leggero, 1 kway per la pioggia
drone, telefono, power bank, kindle per leggere di fronte al fuoco la sera
bastone di bambù per camminare, trovato nel bosco e mai più abbandonato

Matilda, tartaruga:

cappello estivo da avventuriera
cappello invernale andino
poncho in caso di freddo
sconfinato entusiasmo e voglia di sporcarsi
curiosità
e una buona dose di sarcasmo

Che il trekking abbia inizio!

Trekking del Quilotoa, giorno 1: Sigchos – Isinliví

Tempo: 3-4 ore                                          Dislivello positivo: 498 m
Distanza: 10,7 km                                    Dislivello negativo: 441 m
Altitudine minima: 2560 m                 Altitudine massima: 2944 m

Non ti ammorberò con la cronaca passo per passo, ma in generale il primo giorno è piuttosto agevole, a parte una sola salita della morte ripida ma relativamente corta. I primi 4 km sono di pura discesa, poi si segue la strada principale e il fiume tra colline verdeggianti punteggiate di casette e famigliole che lavorano i campi. Fermarsi al fiume sotto al ponte è ottimo per una merenda, pranzo o per la seconda colazione della giornata. Supponiamo che sia da queste parti che l’umana ha inspiegabilmente perso le sue ciabatte (ancora non mi spiego come abbia fatto, queste abilità mi lasciano davvero basita). Dopo il fiume inizia la salita, a volte sbarrata da simpatiche mucche da circumnavigare, a volte rallentata da conversazioni con gente del luogo, tipo il signor José, che ci ha illuse di esser quasi arrivate quando mancavano ancora millanta chilometri. In cima alla salita, gli ultimi 3 km sono piani e solo in lieve salita alla fine.

In generale, il sentiero è ben segnalato e, laddove abbiamo avuto tentennamenti, sono state sufficienti le indicazioni di maps.me e delle persone incontrate lungo il percorso.

paesaggio quilotoa giorno 1

Isinliví

Il villaggio di Isinliví è piccolo e deserto, ma ospita l’ostello più bello che i miei occhi di tartaruga abbiano mai visto. Il Llullu Llama è un posto ecosostenibile che impiega e sostiene la comunità locale tramite il turismo e l’organizzazione di progetti sul territorio. La camerata è una mansarda spaziosa e luminosa in legno con letti singoli ben distanziati dove ognunə può godere del proprio spazio vitale. Ci sono anche camere e bungalow privati, che non abbiamo visto. A parte la zona notte, ha una sala da pranzo gigante, una sala yoga, una sauna/jacuzzi e una sala lettura davanti al fuoco! La cena e la colazione (abbondanti) sono incluse nel prezzo (17 $ a notte in camerata) e tutti gli ospiti mangiano insieme a orari prestabiliti, cosa che permette di rafforzare il senso di condivisione, conoscere nuove persone e provare prodotti locali (buonissimi tra l’altro). Anche i tramonti infuocati sulla terrazza sono degnissimi di nota e gratuiti.

sala yoga llullu llama isinlivi

Trekking del Quilotoa, giorno 2: Isinliví – Chugchilan

Tempo: 4-6 ore                                        Distanza: 12,4 km
Dislivello positivo: 651 m                    Dislivello negativo: 397 m
Altitudine minima: 2640 m               Altitudine massima: 3197 m

Grazie alle conoscenze fatte a cena, il secondo giorno siamo partite in gruppo insieme a una ragazza francese, una tedesca, una coppia olandese e due statunitensi. Il fatto che anche in gruppo abbiamo sbagliato strada un paio di volte mi fa sorgere il dubbio che questa deficienza dell’orientamento sia più comune nella razza umana di quanto pensassi… Abbiamo passato campi coltivati, scolaresche, un paesino apparentemente abitato solo da cani e pecore, un paio di case dove ci hanno accolt౩ con grandi sorrisi nella speranza che comprassimo qualcosa, una strada franata. Ci siamo fermate a un punto panoramico sopra le nuvole, abbiamo salito dei tornanti di ghiaia polverosa e abbiamo fatto il nostro ingresso trionfale a Chugchilan sotto la pioggia.

trekking quilotoa giorno 2
anello quilotoa giorno 2

Chugchilan

Chugchilan è decisamente più grande di Isinlivì, tanto da avere persino un pub irlandese e un elaborato cartello colorato per le foto turistiche. L’offerta alberghiera è un po’ più vasta qui, ma quasi l’intero gruppo si è fermato nello stesso ostello… Il Cloud Forest è un po’ meno elegante del precedente, ma dotato di una stanza con la stufa per scaldarsi e una buona doccia: in fondo, non serve altro. Anche qui, cena e colazione incluse e tutt౩ intorno allo stesso tavolo, con una breve spiegazione del percorso del giorno successivo da parte dei volontari.

Trekking del Quilotoa, giorno 3: Chugchilan – Quilotoa

Tempo: 4-6 ore                             Distanza: 11,4 km
Dislivello positivo:1003 m       Dislivello negativo: 346 m
Altitudine minima: 2992 m    Altitudine massima: 3894 m

Sveglia presto per l’ultimo giorno, l’aria è frizzantina ma c’è un bel sole. Dopo una sessione di yoga e una buona colazione, alle 8 siamo pronte a partire. Il gruppo si è ridotto a 4 umane e una tartaruga (io), determinate a raggiungere la laguna in questa giornata finale che prevede di fatto una decina di chilometri di pura salita.

trekking quilotoa chugchilan
trekking quilotoa giorno 3

Il sentiero – oggi ben marcato con poche possibilità di perdersi – costeggia le pendici del canyon per poi scendere fino al fiume e risalire dall’altro lato. Sul declivio ripidissimo e privo di sentiero di fronte a noi, una famiglia locale si gode tranquillamente il sole facendo colazione, come se fosse un pic-nic su un prato e non bastasse un passo falso a farli rotolare nel precipizio. Li guardo con apprensione ingiustificata, visto che loro conoscono ogni pietra di questa terra, a differenza de౩ turist౩ maldestr౩ sul sentiero.

Oltrepassiamo un villaggio semideserto, con una chiesetta bianca e delle bambine sedute sui gradini di una casa, che si avvicinano subito alla ricerca di dolci. Io temo gli infanti, quindi in queste situazioni mi nascondo sempre per evitare episodi di bullismo e maltrattamento.

La parte un po’ più frustrante di questa giornata è l’ultimo sentiero in salita a guscio di lumaca che sembra non finire mai. Le signore indigene che vivono qui tagliano con passo spedito in mezzo all’erba alta trasportando sacchi sulle spalle e in ciascuna mano, facendoci mangiare la polvere. Vivere quasi a quattromila metri, lontano anni luce dalle comodità del consumismo moderno, deve temprare il corpo, la mente e sicuramente anche lo spirito. Un po’ le invidio. Con il fiato corto e le zampe pesanti finalmente emergiamo sull’altopiano, dove cavalloni di vento freddo ci accolgono e sospingono gioiosi verso la grande attrazione finale: la laguna di Quilotoa.

La laguna del Quilotoa

laguna quilotoa drone

Formatasi dopo un’eruzione nel XII secolo, la laguna è infatti il cratere del vulcano Quilotoa  e prende il nome dall’omonima divinità. Qui in Ecuador, tutti i vulcani erano divinità e anche oggi la gente porta profondo rispetto e reverenza a questi colossi maestosi e un po’ iracondi. L’acqua della laguna è di color tempesta, un blu-grigio capriccioso che racchiude tutta l’affascinante insolenza delle sue origini vulcaniche e il carattere litigioso delle divinità che qui spesso litigavano causando eruzioni. Con 250 m di profondità e un diametro di 3 km, circumcamminarla implica circa 4 ore di saliscendi pieni di scorci drammatici, azzurri cangianti, sabbia e roccia.

Il sentiero da cui siamo arrivate noi è esattamente dalla parte opposta rispetto al villaggio di Quilotoa, dove si trovano il punto panoramico, i ristoranti, i negozi e gli hotel per chi arriva comodamente in macchina. Ciò significa un’ulteriore camminata di circa 4 km costeggiando il cratere per ultimare la nostra avventura, che completiamo con l’umore alle stelle, un sacco di energia fisica che non sapevamo di avere, e la gioia negli occhi e nel cuore.

Considerazioni finali sul trekking del Quilotoa

Distanza totale: 36 km
Durata: 3 giorni – si può fare in meno tempo, ma lento è bello
Altitudine massima: 4000 metri
Difficoltà: intermedia (direi medio-bassa se non fosse per l’altitudine)
Senso di marcia consigliato: da Sigchos a Quilotoa (possibile anche in senso contrario, ma un po’ anti-climatico a livello di paesaggi e in generale è meglio guadagnare progressivamente altitudine invece che partire dal punto più alto)
Budget richiesto per tartarughe: 0
Budget richiesto per uman3: basso – l’umana ha speso in totale per i tre giorni circa 80 USD

Il circuito è un’ottima esperienza anche per camminanti non esperti, il sentiero è ben mantenuto e ben segnalato nella maggior parte dei casi. La laguna in sé è facilmente accessibile con i mezzi pubblici, ma arrivare a piedi dal sentiero permette di godersi il paesaggio in un’area più selvaggia e di fatto senza turisti. L’intera esperienza è a prova di tartaruga e caldamente consigliata!

Com’è finita…

Arrivate al villaggio, ci siamo imbattute in un matrimonio tradizionale Quechua, dove siamo state coinvolte in danze, alcol, cibo, spettacoli, banda del paese, sfilate a cavallo, un toro libero nell’arena in mezzo alla gente, e chi più ne ha più ne metta… ma questa è un’altra storia.

matrimonio quechua quilotoa trekking
matrimonio quechua quilotoa loop

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